CAPITOLO 3

L'OFFERTA

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3.1 LE MATERIE PRIME

Dato il grande numero di aziende laniere presenti nell'Alto Vicentino (la terza area in Italia dopo Biella e Prato), risulta evidente che la materia prima principale lavorata nella zona è la lana. Certo, passando al settore abbigliamento ci troviamo di fronte a capi confezionati utilizzando anche altre fibre naturali (come il cotone o il lino), artificiali o sintetiche; però è la lana che occupa, dal 1600 ad oggi, migliaia di persone attorno ai centri di Schio, Thiene e Valdagno.
La lana viene prodotta in massima parte dagli ovini; vi sono più di 100 razze e sottorazze di pecore che producono un'enorme varietà di lane (2700 tipi), ma di solito, sia le pecore che le lane vengono divise in tre grandi gruppi generali:
- le merine, sono caratterizzate da un'estrema finezza (12-30 micron o millesimi di millimetro), da fittissime ondulazioni e da fibre piuttosto corte (cm.6-12). Sono prodotte dalle pecore merine che hanno avuto origine nella Spagna (merinos) e si sono poi diffuse in tutti i paesi a clima temperato e caldo dove è possibile il loro allevamento. Le merine sono in massima parte impiegate per i pettinati;
- le incrociate, sono più lunghe e meno fini, con ondulazioni meno fitte e più irregolari, sono prodotte dalle razze incrociate con le merine o con altre razze diverse. Le più famose sono quelle inglesi (Cheviot, Rommey Marsh, Lincoln, ecc.), ma tutti i paesi ne posseggono qualcuna (per esempio l'Italia ha la Vissana, la Francia la Ille de France, ecc.). Sono impiegate in minima parte per i pettinati ed in massima parte per i cardati;
- le ordinarie, di dimensioni variabili, sono in genere piuttosto grosse e lunghe, simili a peli. Prodotte da tutte le altre razze di pecore, che sono le più numerose e varie, vengono impiegate per i tappeti e per i materassi.

Tab.3.1.1 I maggiori produttori di lana lavata nel mondo (1993)

Paese Produzione in t.
   
Australia
Nuova Zelanda
Cina
Russia
Kazakistan
Argentina
Uruguay
Regno Unito
Sudafrica
Pakistan
557.000
200.000
122.000
108.000
60.000
58.000
49.400
48.693
45.000
30.400

Fonte: De Agostini, 1996


Oltre alle pecore, ci sono altri animali che posseggono un vello lanuto: tra gli altri ricordo il mohair (il pelo della capra d'Angora), il casimir (il pelo della capra del Kashmir e del Tibet), il pelo del cammello e quello della vigogna .
Le lane italiane hanno la caratteristica che, sebbene non siano dotate di grande pregio, risultano molto resistenti.
Il lanificio altovicentino dipende dall'estero per la materia prima: il principale paese fornitore è l'Australia, seguita dalla Francia, la Nuova Zelanda e la Repubblica Sudafricana.

3.2 L'INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Per analizzare l'innovazione tecnologica del settore, è opportuno ricordare che la filiera del tessile-abbigliamento è costituita da diverse fasi specializzate, svolte quasi sempre da imprese distinte.

3.2.1 La tecnologia applicata al comparto tessile-maglieria

Il comparto tessile-maglieria ha conosciuto, storicamente, un più intenso sviluppo tecnologico rispetto a quello dell'abbigliamento-confezione; a causa di diversi fattori, tecnici (come il tipo di lavorazioni effettuate) o di mercato (come ad esempio, per le aziende tessili, la minore sensibilità, rispetto alla confezione, alle variazioni della domanda sui capi finiti, che comporta minori esigenze di flessibilità produttiva rendendo più agevole il processo di automazione). Già a partire dagli anni '60, sono state introdotte diverse soluzioni innovative, tra cui ad esempio i telai senza navetta, la filatura open-end, le maglierie circolari, in grado di garantire produttività più elevate e un miglioramento nella qualità dei prodotti rispetto alle tecniche allora utilizzate. Queste innovazioni contribuirono ad aumentare l'intensità di capitale del settore, restituendo competitività alle imprese dei paesi industrializzati nei confronti delle regioni a costo del lavoro più basso.
Negli anni '90, le tecnologie per il comparto tessile-maglieria si sono avvalse in modo consistente dei progressi nel campo del controllo elettronico delle lavorazioni e dei sistemi CAD per il disegno dei tessuti. Diversi macchinari, dotati di sofisticati sistemi a microprocessore, garantiscono livelli qualitativi elevati ed alta produttività, ed inoltre notevole flessibilità nel tipo di prodotto. E' importante osservare che queste nuove tecnologie sono destinate a singole fasi specializzate; non sono disponibili per contro innovazioni a carattere sistemico che integrino (automatizzandole) numerose operazioni diverse.
Gli utilizzatori delle nuove tecnologie per la tessitura e la filatura sono in primo luogo le grandi imprese tessili, nelle quali l'adozione consente di ottenere economie di scala, di ridurre l'incidenza del costo del lavoro, di conseguire un controllo diretto del flusso produttivo. Il processo di aggiornamento tecnologico, attraverso l'adozione di macchine specializzate in singole lavorazioni, appare riguardare tuttavia, in una certa misura, anche le piccole imprese operanti nelle fasi tradizionalmente ad elevata intensità di capitale, quali la tessitura e la maglieria.
Il quadro appare tuttavia estremamente vario. La ricerca ha permesso di verificare ad esempio, nelle imprese artigiane tessili (filatura e tessitura), una coesistenza tra macchine avanzate di tipo computerizzato e modelli di concezione assai meno recente, risalenti agli anni '70, privi di dispositivi elettronici sofisticati.

3.2.2 La tecnologia applicata al comparto abbigliamento-confezioni

La situazione del settore abbigliamento si presenta differente. Dal punto di vista della tecnologia, innovazioni come il CAD ed il taglio automatico forniscono risultati considerevoli per quanto riguarda l'automazione e l'integrazione delle fasi precedenti l'assemblaggio dei capi (design, sviluppo, piazzamento, taglio). L'accesso a queste tecnologie è tuttavia ancora riservato alle imprese medio-grandi, anche se i prezzi delle apparecchiature si sono ridotti negli ultimi anni, esistono ancora barriere dovute alle difficoltà di apprendimento dell'uso dei nuovi sistemi, alla necessità di una scala produttiva sufficientemente elevata, all'esigenza di adeguare la struttura organizzativa dell'impresa.
Totalmente differente è il caso delle tecnologie per la fase di assemblaggio. Il progresso tecnico nelle operazioni di cucitura appare molto più lento, ed è caratterizzato da innovazioni incrementali come l'istallazione di dispositivi di controllo elettronico sulle macchine cucitrici tradizionali, che non modifica sostanzialmente il modo tradizionale di operare. Un'eccezione è rappresentata dalle ricamatrici automatiche pilotate via CAD, ma si tratta di macchine specializzate impiegabili solo per lavorazioni particolari.
Poiché la fase di assemblaggio assorbe una quota di lavoro considerevole, malgrado le innovazioni nelle fasi a monte, l'industria dell'abbigliamento non pare destinata a trasformarsi rapidamente. L'abbigliamento, molto più del tessile, continua quindi ad operare secondo modalità consolidate, e ciò riguarda sia le grandi che le piccole imprese. Le innovazioni di processo si riducono in massima parte a investimenti di rinnovo delle macchine; la R&S svolta all'interno delle imprese è purtroppo molto scarsa.

3.3 L'IMPRENDITORE ALTOVICENTINO

Nell'Alto Vicentino è presente, oltre alla figura dell'imprenditore appartenente alle famiglie storiche (Marzotto, Conte, Cazzola, Ferrarin, ecc.) che fin dal '700/'800 producevano prodotti lanieri, la figura del classico imprenditore veneto, il cosiddetto "self-made man". Questi è mediamente abbastanza giovane (39 anni) ed è più frequentemente di prima generazione. Dotato di buone conoscenze tecniche, non frequenta in genere corsi di formazione sulla gestione e sui problemi dell'impresa, se non in rari casi. Questo potrebbe essere un punto debole per la categoria.
In genere, soprattutto per quanto riguarda l'impresa artigiana, il o i titolari sono direttamente coinvolti nell'attività produttiva; le attività operative assorbono gran parte del loro tempo; scarsa è di conseguenza l'attenzione dedicata agli aspetti aventi una prospettiva di medio termine o strategici, salvo rare eccezioni.

3.4 IL LAVORO

Per l'impresa altovicentina (soprattutto artigiana), il principale fattore di competitività si è situato storicamente, oltre che sulla competenza tecnica nella lavorazione laniera, nella capacità di usare efficacemente il fattore lavoro localmente disponibile. In tempi recenti, l'offerta si è arricchita con la capacità di garantire flessibilità e qualità di lavorazione sempre più elevate.
La concorrenza attuale dei PVS rende oggi molto difficile credere ad una strategia basata ancora sul basso costo del lavoro per unità prodotta.

La statua del Tessitore a Schio (o de "L'Omo", come è stata ribattezzata dagli scledensi) rappresenta il tipico lavoratore tessile altovicentino (cartolina del 1932, I. Marchioro)

Un dato interessante, tratto da una rilevazione condotta da Gottardi (1992), evidenzia come oltre il 57 % delle aziende artigiane vicentine segnali problemi di difficile reperibilità di manodopera in zona. Inoltre il 25 % segnala la presenza di una scarsa preparazione alla mansione e, implicitamente, di insufficienti o inadeguati risultati dell'addestramentoprofessionale. E' segnalata inoltre una minore disponibilità della nuova forza lavoro femminile all'impiego nel settore con mansioni operaie. Tra i nuovi assunti, è stato possibile riscontrare la presenza di qualche lavoratore extracomunitario, ma anche di vari problemi connessi al loro addestramento e al loro inserimento sociale .

3.5 LE INFRASTRUTTURE

3.5.1 La rete viaria

Una nuova occasione di sviluppo che l'Alto Vicentino ha è quella del tunnel che, attualmente in costruzione, collegherà Schio a Valdagno, superando la barriera naturale (Monte Zovo) posta poco ad Ovest della città: l'integrazione tra Schio, Thiene e Valdagno in un'unica realtà territoriale con un bacino di 200.000 abitanti è ormai la strada per il futuro.
Il traforo dello Zovo è destinato a collegare le due città della lana creando sinergie per il mercato del lavoro, per i processi produttivi, per ottenere maggiori risorse e opportunità.
Necessario per permettere a Schio un salto di qualità ottenibile con un'apertura verso l'esterno, il tunnel Schio-Valdagno non è tuttavia una novità: già se ne sentiva la necessità nel secolo scorso, se è vero che ci fu una proposta di una galleria ferroviaria avanzata in un consiglio comunale nel 1872.
Ma se allora era un bisogno, oggi sembra una imperativa necessità: iniziato il 15 luglio 1991, superati problemi politici, finanziari e di impatto ambientale che ne hanno notevolmente rallentato ed anche fermato i lavori, il traforo entrerà finalmente in funzione nel 1999.
Le previsioni in termini di sviluppo industriale in seguito all'integrazione sono: nuove economie di agglomerazione che riguardano il mercato del lavoro, in particolare di manodopera specializzata, maggiore mobilità, scambi di materiali e prodotti fino ad ottenere una struttura a rete di attività affini e/o integrate verticalmente, con un buon presupposto di successo per l'insediamento di nuove attività collegate.
Il traforo dello Zovo non sarà comunque sufficiente a risolvere i problemi viari dell'area: l'unico modo per superare completamente l'isolamento è aprirsi a Nord attraverso la tanto volte annunciata, ma mai realizzata, prosecuzione dell'autostrada A31 Valdastico che, partendo dalla A4 all'altezza di Vicenza e passando per Thiene (dove è situato un casello), si ferma a Piovene Rocchette, facendone un'opera incompleta e poco utilizzata.
La continuazione della A31 è dunque auspicabile per fare di questo ramo interrotto una via completa. D'altra parte il progetto era già nato con quest'idea: il tratto Vicenza-Piovene Rocchette doveva essere solo la parte intermedia di un'autostrada destinata ad innestarsi a Sud sulla A13 Padova-Bologna all'altezza di Rovigo e a Nord sulla A22 del Brennero all'altezza di Trento. La continuazione Vicenza-Rovigo è stata presto abbandonata (in fondo la A13 poteva bastare), ma del tratto a Nord si continua tuttora ad auspicarne la realizzazione.
Punto di forza di tutta la zona potrebbe essere lo sviluppo del piccolo aeroporto di Thiene, oggi usato solo per il volo sportivo: rendendolo agibile per aerotaxi e piccoli jet con trasporto persone e merci potrebbe diventare lo scalo aereo di tutto l'altovicentino.

3.5.2 Il Certex

Alla fine del 1998 è nato, nell'Alto Vicentino (esattamente a Cornedo Vicentino), il Certex, un consorzio pronto a realizzare e gestire un laboratorio di prove sui prodotti tessili e dell'abbigliamento; è in grado di certificare le caratteristiche dei prodotti e dei processi produttivi e di individuare le soluzioni necessarie per migliorarne la qualità.
Il Certex è sorto dal bisogno di avere sul territorio strutture, finora mancanti (non solo a Vicenza ma anche nel Veneto), in grado di testare la qualità dei prodotti e della produzione, divenuta elemento strategico di formidabile importanza nel mercato.
Il laboratorio è dotato di strumentazione e personale altamente qualificato. Inoltre, è aperto a ogni forma di collaborazione con il mondo della scuola e dell'Università per favorire la formazione degli studenti e promuovere la ricerca di nuovi prodotti e processi .