CAPITOLO 8

LE PERFORMANCES NEL DISTRETTO

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Ho inquadrato, nei capitoli precedenti, le caratteristiche principali dell'industria del tessile-abbigliamento altovicentina, che si caratterizza per l'alto grado di concorrenza al suo interno e per le performances che possiamo considerare buone, ma non certo perfette.
Riflettendo su una frase del prof. Markham ("La concorrenza opera nel miglior modo possibile quando non si può indicare con esattezza cambiamenti ottenibili attraverso misure di politica economica che comportino benefici sociali superiori alle perdite"), possiamo affermare che, nell'Alto Vicentino, la situazione non è così rosea al punto tale da non poterla migliorare.
La performance è un concetto che comprende molti scopi, i più importanti dei quali sono senz'altro:

  • l'efficienza produttiva ed economica;
  • l'equità;
  • il progresso tecnologico;
  • la piena occupazione.

8.1 L'EFFICIENZA PRODUTTIVA ED ECONOMICA

L'efficienza economica e produttiva si ottiene quando all'interno dell'area non ci sono sprechi di risorse e quando ciò che viene prodotto dalle aziende è in sintonia con le richieste dei consumatori, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo.
Il tessile-abbigliamento, nell'Alto Vicentino e in tutta Italia, è un settore maturo: ciò significa che ottenere una differenziazione strategica puntando sul fattore qualità o sul fattore costo è attualmente molto difficile; il fatto è che la maggior parte delle imprese ha già raggiunto livelli di struttura dei costi molto bassi e la qualità è arrivata ad un punto tale che sempre più difficilmente potrà essere migliorata.
Ecco allora che i fattori più importanti in grado di ridurre gli sprechi ed aumentare l'efficienza del settore sono, a mio avviso, la flessibilità ed il tempo.
La prima fa riferimento principalmente all'intervallo entro cui l'impresa riesce, in tempi accettabili per il mercato, a modificare le caratteristiche dell'output. La riduzione del secondo, invece, si ottiene da un'operazione di "process reengineering", che comporta una compressione dei tempi del ciclo produttivo a livello aziendale; per avere risultati ancor più soddisfacenti, si dovrebbe riorganizzare l'intero canale logistico della filiera, ma è chiaro che questo comporta notevoli difficoltà di realizzazione.
Riguardo alla seconda condizione indispensabile per ottenere un grado di efficienza maggiore all'interno del distretto, proprio negli ultimi anni le aziende del tessile-abbigliamento hanno iniziato ad instaurare un rapporto più diretto con il mercato, dedicando maggiore attenzione a recepire le informazioni dal mondo dei consumatori e dialogando con esso più consapevolmente di quanto non fosse avvenuto in passato.
In pratica, la regola principale sta diventando "dare al consumatore quello che desidera, non quello che i produttori desiderano venga acquistato"; e questo, se da un lato "complica la vita" alle imprese, dall'altro migliora sicuramente la qualità del prodotto e del servizio al cliente, rendendo il sistema più efficiente.

8.2 L'EQUITA'

Per quanto riguarda il secondo punto, nel distretto le imprese operanti nel settore dovrebbero garantire un reddito distribuito su base equa; questo significa che le entrate dei produttori non dovrebbero essere troppo superiori alla somma occorrente per gestire l'attività imprenditoriale.
In effetti, data la grande competitività che opera all'interno del tessile-abbigliamento, questo "rischio" sembra scongiurato; anzi, soprattutto tra i terzisti (quelli puri in particolare), la differenza tra i ricavi ed i costi è minima e non potrebbe essere altrimenti data anche la competizione sfoderata dai paesi con salari più bassi.

8.3 II PROGRESSO TECNOLOGICO

Un altro parametro essenziale per raggiungere all'interno del distretto una performance ideale, è dato dalla tecnologia che, se sfruttata nella maniera migliore, garantisce un aumento di output per unità di input e fornisce ai consumatori prodotti di qualità superiore.
Tralasciando le differenze tecnologiche tra il settore tessile (più evoluto) e quello dell'abbigliamento (dove la manodopera fa ancora la parte del leone), vorrei soffermarmi sulle applicazioni della telematica (information technology).
Queste si stanno oggi diffondendo ovunque sia necessario connettere unità produttive e di servizio diverse situate in località geografiche differenti. Le più interessanti e con maggiori prospettive per il settore sono le applicazioni EDI (Electronic Data Interchange), che si occupano del trasferimento diretto computer-to-computer di documenti commerciali o tecnici (ordini, fatture, listini, dati logistici, ecc.) sulla base di appositi standard di formato.
Le opportunità strategiche conseguibili con l'EDI nel tessile-abbigliamento sono molto ampie e promettenti; essenzialmente riguardano la "quick response" alle modificazioni della domanda finale, tramite il coordinamento informativo dell'intera filiera.
La diffusione della telematica avviene per il momento essenzialmente attraverso lo sviluppo di reti proprietarie, ossia reti destinate alla comunicazione all'interno di un gruppo chiuso di utenti. La realizzazione e gestione di tali reti dipendono in pratica da un'impresa leader in grado di assumere il ruolo di capo-progetto. Le soluzioni proprietarie si realizzano in particolare con l'adozione di standard di comunicazione privati, sviluppati per le specifiche esigenze comunicazionali all'interno del gruppo di utenti.
L'introduzione di uno standard privato porta alla creazione di elevate barriere all'ingresso e all'uscita dalla rete che lo utilizza, e potrebbe quindi creare e rafforzare strutture di mercato di tipo oligopolistico, caratterizzate dalla presenza di forti network chiusi in competizione (questo determinerebbe una diminuzione di efficienza e di equità nella distribuzione del reddito e quindi una perdita nelle performances a livello di distretto).
Ne è un esempio la Marzotto. All'interno dei vari stabilimenti del Gruppo, l'impiego diffuso dell'information technology riguarda sia la gestione automatizzata delle pratiche contabili-amministrative, sia il controllo di processo.
In particolare, esistono collegamenti tra stabilimenti e unità interne al Gruppo. Per il settore tessile, è operante da tempo una rete stellare che ha come "centro stella" gli stabilimenti Lanerossi a Schio e come nodi periferici sette unità decentrate. Le informazioni trasmesse riguardano prevalentemente i dati consuntivi per il controllo di gestione e gli stati di avanzamento delle commesse. Questi dati vengono raccolti giornalmente dal quartier generale Lanerossi, che ha la responsabilità centrale della gestione finanziaria delle società controllate.
Un sistema simile a quello realizzato per Lanerossi è stato applicato presso Confezioni Marzotto; il centro stella è in questo caso l'insediamento di Valdagno, collegato, tramite rete dedicata affittata, con le diverse divisioni e stabilimenti periferici.
Anche le soluzioni telematiche per il collegamento con la distribuzione sono caratterizzate dalla coesistenza di soluzioni ed applicazioni diverse. Il settore confezioni è collegato in rete con 80 agenti operanti a livello internazionale attraverso il supporto di reti VAN sia GEIS che INTESA. Gli agenti possono collegarsi attraverso un proprio PC dotato di modem e munito di un software sviluppato appositamente da Marzotto. Il collegamento è in pratica un sistema di "posta elettronica" con "caselle postali" che risiedono presso gli host del VAN. Gli agenti trasmettono gli ordini d'acquisto e ricevono aggiornamenti sui listini e varie circolari informative.
Nel tessile, invece, è stata realizzata un'applicazione che viene attivata in occasione delle fiere specializzate: le informazioni sulle tendenze del mercato vengono raccolte direttamente dagli stand e trasmesse via PC alla sede centrale; questi dati vengono utilizzati per abbreviare di qualche giorno il "time to market".
E' chiaro, quindi, che l'accesso all'EDI da parte delle imprese di piccola dimensione potrebbe dipendere ancora per molto tempo dal ruolo guida assunto da un'impresa leader. Ciò è confermato anche dalle notevoli difficoltà di realizzazione e promozione di standard pubblici facilmente accessibili, i soli che potrebbero consentire una comunicazione EDI tra utenti generici a costi contenuti .

8.4 LA PIENA OCCUPAZIONE

Esiste un'altra condizione che, se rispettata, garantirebbe un'ottima performance dell'Alto Vicentino: il pieno impiego delle risorse umane nella zona, ottenuto senza l'aiuto di strumenti di politica macroeconomica.
Purtroppo, il settore laniero, uno dei più consistenti ed importanti dell'Alto Vicentino, sta attraversando un momento di crisi dovuto principalmente ad un cambiamento della moda che prevede un minor utilizzo della lana pura per i capi d'abbigliamento ed un ricorso più accentuato ai tessuti sintetici (come lo stretch).
Un altro motivo di difficoltà sembra dovuto al diverso uso fatto dai consumatori dei propri risparmi: se negli anni '80 la gente spendeva una certa parte dello stipendio in vestiti (magari firmati), ora preferisce utilizzarlo verso altri beni, quali telefonini, computer, ecc.
Molte aziende hanno risentito di questo momento non certo favorevole ed hanno affrontato la situazione, utilizzando spesso lo strumento della cassa integrazione (è il caso, l'anno scorso, della Ferrarin, della Villani e della stessa Lanerossi).
Caso complesso e, fortunatamente, isolato appare quello della Titanus, azienda tessile thienese che occupa circa 400 dipendenti. A seguito di una crisi finanziaria e societaria piuttosto pesante, il gruppo è passato dalla proprietà della famiglia Dalle Carbonare a quella della Spiller Lane di Schio, avvenuta pochi giorni fa, dopo un periodo di amministrazione controllata. Sembra certo comunque che la ristrutturazione dell'azienda sarà molto complessa e dolorosa e interesserà, oltre ai duecento dipendenti degli stabilimenti di Thiene e Zanè, anche i 140 che lavorano a Borgo Valsugana e a Cavedine (in Trentino) e i 70 impiegati nello stabilimento nel Rodigino.
Nel complesso, in ogni modo, il settore laniero appare abbastanza stabile per quanto riguarda l'occupazione. Le imprese che reggono maggiormente sono le tintorie ed i finissaggi: motivi di questo possono essere l'elevato costo che comporta la riproduzione di impianti all'estero e la grande importanza che ricopre, per questo tipo di lavorazioni, la manualità e la pratica proprie della tradizione "made in Italy".
Un problema che si sta verificando in questo periodo è inoltre quello della carenza di manodopera specializzata denunciato da più imprenditori: per esempio nelle tintorie, ormai il 50 % degli occupati è extracomunitario. La questione è che questo è un lavoro duro, magari svolto in tre turni e non sempre in regola con la legge 626 che riguarda la sicurezza. Nella zona, su dieci lavoratori che lasciano questo tipo di occupazione, in genere solo cinque tra i sostituti risultano essere nostrani; purtroppo, l'inserimento degli extracomunitari nella nostra comunità non è sempre facile, non solo per la diversità della lingua, ma anche per la diversità di cultura nel lavoro.
Una caratteristica del lavoratore altovicentino è la mancanza di elasticità nell'addattarsi a più lavori: da secoli ormai accadeva che chi nasceva tessitore, per esempio, lo rimaneva per tutta la vita. Oggi, invece, il focalizzarsi solo su un mestiere, può portare a dei problemi di ricollocamento notevoli.
Un altro fatto che avviene abbastanza di frequente e che riguarda tipicamente la zona altovicentina, è dovuto all'esistenza, accanto al settore del tessile-abbigliamento, di quello meccanico, che è in grado di offrire stipendi mediamente superiori al primo e che quindi spesso "ruba" al comparto confezioni, lavoratori e lavoratrici. Queste persone sono molto richieste, dal momento che sono in grado di eseguire lavori di grande manualità, come la componentistica elettronica, in tempi assai ridotti.
Per il futuro, la strada da seguire è quella di un orientamento verso mercati che chiedono prodotti di maggiore qualità ed un migliore servizio al cliente, in termini di tempo, flessibilità ed assistenza. Sembra chiaro, comunque, che il tessile così com'è strutturato muterà: solo le aziende che hanno utilizzato i grandi guadagni ottenuti durante gli anni d'oro per rinnovarsi tecnologicamente ed effettuare investimenti riusciranno a resistere alla competizione portata dai paesi con salari inferiori.
Anche per quanto riguarda l'artigianato, i laboratori che sembrano avere più chance di sopravvivenza sono quelli che riescono a ritagliarsi delle nicchie di mercato richiedenti prodotti di alta qualità e quelli che si appoggiano alle aziende più grandi.
Le camicerie stanno sparendo progressivamente dalla zona, spostandosi all'estero: in effetti, il decentramento produttivo è molto più facile per le aziende di confezioni e per le maglierie che non per le imprese tessili . La qualità del lavoro in molti paesi dell'Est, d'altra parte, inizia ad essere discreta e il costo del salario è imparagonabile a quello altovicentino.
La crisi sta colpendo anche i ricamifici, che risentono del momento difficile attraversato dalle camicerie e dalle maglierie.
Una tendenza in atto è il decentramento della produzione al sud d'Italia: molte tra le aziende maggiori (si pensi alla Sportswear International e alla Grotto di Chiuppano), infatti, sono attratte dalle agevolazioni fiscali delle regioni meridionali, dal costo del lavoro nettamente inferiore e dalla possibilità comunque di confezionare prodotti "made in Italy".
Una propensione che sembra generale è lo smarrimento e la mancanza di programmazione di molti imprenditori: abituati a lavorare "a testa bassa" fino a quando il mercato lo permetteva, questi non hanno pensato di utilizzare gli elevati profitti raggiunti per effettuare investimenti volti a migliorare la produttività delle aziende ed una volta crollati mercati che sembravano sicuri (come quello russo e quello sud-est asiatico), si sono trovati spiazzati ed hanno cercato dei rimedi andando solo per tentativi.
Ci sono, comunque, diversi casi di aziende floride: la Sportswear International, ad esempio, che sta seguendo una politica incentrata sui rapporti con le grandi firme, ha avuto un aumento di fatturato nell'ultimo anno di quaranta miliardi, eccezionale se si pensa all'attuale congiuntura economica del settore. Quest'azienda mantiene lo sviluppo modelli all'interno dello stabilimento principale di Carrè e decentra la produzione all'esterno. Lo stesso discorso vale per la Grotto (Gas), che, in totale, occupa circa 800 dipendenti sparsi nei vari laboratori di subfornitura.